MARINO MARINI/HENRY MOORE
un’amicizia in Toscana
20 maggio – 18 luglio 2021
Comunicato stampa

Prendendo spunto dalla interessante mostra, finalmente riaperta al Museo Novecento di Firenze, che ricorda il rapporto di Henry Moore con la Toscana, in particolare con riferimento alla grande esposizione a Forte Belvedere del 1975, che consacrò l’importanza internazionale dell’artista inglese, ci piace ricordare come proprio in quel periodo si rinsaldò lo stretto legame di due tra i più importanti scultori del novecento: Henry Moore e Marino Marini.

 

I due artisti, quasi coetanei, che intrapresero la propria carriera artistica tra gli anni ’20 e ’30 si ritrovarono in quegli anni proprio in Versilia che rappresentava in quel periodo un ambiente particolarmente stimolante e culturalmente vivace, capace di attirare artisti e intellettuali da ogni parte del mondo, in particolare gli scultori che lì trovavano i migliori laboratori di produzione scultorea.

 

I due artisti si frequentarono e stimarono reciprocamente e Moore, che era uno degli ospiti più graditi della villa dei Marini a Forte dei Marmi, fu ritratto da Marino, che come noto ritraeva solo personaggi che riteneva interessanti e dei quali doveva capire prima la personalità e il mondo interiore: la celebre scultura che ne seguì gli fu poi donata.

 

Marina Marini nel suo libro “Con Marino” racconta una loro visita nello studio-abitazione di Henry Moore:

 

“Henry e Irina Moore ci accolsero calorosamente: la loro casa era stupenda, nel grande giardino le sculture collocate qua e là sembravano personaggi astratti.”

 

Ci piace ricordare anche l’omaggio che le nostre edizioni Graphis Arte negli anni’70 dedicarono alla amicizia con questi grandi scultori pubblicando l’album di incisioni originali 3M (Marino, Moore, Manzù) a suggello della nostra frequentazione dell’epoca con questi 3 grandi artisti.

 

La mostra mette a confronto opere grafiche originali, acquaforti, litografie, acquatinte, di Marino e Moore, il genio di due artisti diversi per cultura e stile ma accomunati dalla ricerca e da una propria originale idea del fare scultura. Entrambi concordanti nel considerare il disegno parte integrante della plastica e nel porre lo studio delle forme al di sopra di criteri estetici tradizionali.

 

Mentre l’artista toscano cercava una forma per le sue Pomone, i suoi Cavalieri, i suoi Acrobati e i suoi ritratti, scovandola nel passato, risalendo alla radice culturale della scultura toscana dagli etruschi al rinascimento, l’artista inglese osservava e carpiva dettagli dalle forme organiche. È tra questi due poli, la Storia e la Natura, che entrambi gli scultori si collocano nell’olimpo internazionale della grande avventura dell’arte moderna.

 

Opere

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